Identità sociale

Identità sociale

Milano, 18/12/2013

Oggi mi trovavo in aeroporto e, come spesso capita, sono stato fermato da una promoter.
Invece delle solite carte di credito, questa volta mi è stata proposta un’assicurazione di viaggio.
Il fatto interessante è che questa assicurazione  offriva, tra i vari servizi, copertura anche in caso di furto d’identità.
La signora ha tenuto a farmi sapere che bastano pochi dati perchè qualcuno riesca ad ottenere il nostro codice fiscale, e con questo magari aprire linee di conto, o accedere ad altri servizi.
Effettivamente, per generare un codice fiscale bastano pochi dati: nome, cognome, sesso e luogo e data di nascita.
Almeno, questo è quello che ricordo.
Ovviamente non tutto è così semplice, per effettuare certe operazioni o accedere a determinati servizi possono servire altri dati oltre all’anagrafica di base ed al codice fiscale, ma questo non significa che il rischio non sia reale, soprattutto considerando che, nella maggioranza dei casi, tutti questi dati sono ottenibili senza fatica su Internet.
Mi sembra un tipico caso di concetti e pensieri che appartengono ad epoche diverse.
Informazioni che una volta erano protette non da complicati sistemi di sicurezza, ma semplicemente dalle ridotte dimensioni della nostra cerchia sociale, adesso sono pubblicamente disponibili in rete, e potenzialmente a disposizione dei mitici “malintenzionati”.
E non finisce con i codici fiscali, tra date di nascita, parentele, squadre di calcio ed animali domestici, indovinare la password di posta elettronica dell’italiano medio non dovrebbe essere poi così difficile.
La questione è: ma perchè mai rendiamo disponibili tutti questi dati?
È davvero così importante pubblicare, ad esempio, la propria data di nascita su Facebook?
La colpa non è solo nostra, ovviamente.
Noi siamo invitati, quasi forzati, a rendere tutte queste informazioni disponibili ai social network, che altrimenti non potrebbero venderci come target pubblicitari se non sapessero tutto di noi, se non potessero profilarci e darci un valore.
Ma la colpa è anche nostra, e dovremmo farci qualche scrupolo in più quando utilizziamo questi mezzi di comunicazione.
Spero di poter tornare in futuro sul tema dei social network, e di come potremmo vivere tutti più felici riprendendo in mano le redini della nostra presenza online.
Per il momento, mi limito ai suggerimenti.
La maggior parte dei social network ci permette di gestire, chi più chi meno, a chi sono accessibili le informazioni che pubblichiamo.
Luogo e data di nascita, sono infomazioni fondamentali per i nostri amici?
Direi di no, anzi, darei per scontato che i nostri amici conoscono già queste informazioni.
Sono allora informazioni essenziali per degli sconosciuti?
Se lo fossero, le renderemmo pubbliche in ogni dove, ma questo non mi sembra il caso.
E allora, perchè le pubblichiamo?
Se possibile, direi di evitare del tutto la loro pubblicazione, altrimenti sarebbe opportuno almeno limitarne la fruibilità a pochi intimi, o magari solo a noi stessi.
Non dico di fasciarsi la testa di carta stagnola, abbattere i satelliti spia della National Baseball League o manifestare contro il signoraggio bancario, dico semplicemente di valutare il livello di rischio delle informazioni che rendiamo disponibili al mondo.
Anche io, che mi piaccia o meno, pubblico delle informazioni in rete, e con un po’ d’impegno potreste anche generare il mio codice fiscale, ma a volte questo “po’ d’impegno” è quanto basta per farvi uscire fuori dal target del truffatore medio, o dello stalker pacioccone.

Alla prossima 🙂

Pubblicato inizialmente sul blog di “Radio Kaos Italy”

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