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Piccolo manuale per la conquista del mondo

Piccolo manuale per la conquista del mondo

PRIMO CAPITOLO DEL MANUALE

Le persone hanno bisogno di amare ed essere amate.
Cosi’ puo’ degnamente cominciare un buon manuale per la conquista del mondo.

Il solito caso di sindrome cronica di incomunicabilita’ tra esseri umani.
Ti amo.
Mi amo.
Soprattutto, ti voglio bene.
Lasciamo che ci sia una porta aperta per catturare le emozioni del mondo.
Non tutti riescono a dire quello che vorrebbero sentirsi dire, anche se lo vorrebbero.
E’ davvero difficile.
Ci sono immensi campi di fragole nascosti nei boschi.
Strawberry fields, nothing is real.

Quando ci chiedono a cosa stiamo pensando la maggior parte delle volte rispondiamo “a niente”.
Pare impossibile.
Pare che invece sia possibile.
Un primo linguaggio privo parole, sensazioni comunicabili direttamente a se stessi senza bisogno di filtri interpretativi.
Pero’ non possiamo dire questo agli altri, questo linguaggio non permette la comunicazione, almeno non a questo livello evolutivo.
Le parole sono gli strumenti che usiamo per pensare.
Ci sono lingue piu’ adatte al commercio, alla tecnica, altre piu’ adatte alla poesia, alla filosofia, alla riflessione.
E’ davvero un peccato che i vocabolari completi, quelli composti da volumi e volumi, siano cosi’ poco diffusi, anche avendo a disposizione supporti di memorizzazione digitali con enormi capacita’.
I vocabolari e i dizionari sono sempre piu’ piccoli, micro, e mentre il linguaggio si restringe, anche il pensiero viene ristretto.
Diventa difficile pensare quando non si hanno gli strumenti per farlo.
Diventa difficile comunicare quando non si ha un canale adatto.
Ci sono pensieri che mai si potranno comunicare, ci sono cose che mai potro’ dire.

Cosa avra’ mai a che fare l’amore con tutto questo casino, perche’ gli esseri umani non riescono a dirsi certe cose ?
Credevo di pensare a certe cose, e mi sono ritrovato a pensare tutt’altro.

Una vera strategia di controllo prevede dei paradossi matematici difficilmente risolubili.
Ogni uomo avrebbe bisogno di una guardia dietro le spalle, ogni guardia di un’altra guardia, anche questa di un’altra guardia, all’infinito, solo per essere sicuri che il controllo sia reale.
Ma ci sono sentieri piu’ semplici da battere.
E sicuramente ognuno trovera’ una strada personale ancora migliore per il controllo, alla fine il controllo e’ umano, animale, legato a tantissime cose.
Questa e’ la strada che ho scelto, costellata di semplificazioni e paradossi.
Per prima cosa ho bisogno di sapere cosa stanno facendo gli altri, cosa stanno pensando, cosa stanno desiderando.
Gli esseri umani sono difficili da trattare, cominciare a controllarli senza conoscerli profondamente e’ una via che porta alla sconfitta.
Almeno cosi’ penso.
Un grande apparato di captazione globale, grandi orecchie e grandi occhi.
Le guardie che tendono all’infinito sono inutili e pericolose, meglio averne di meno ma meglio controllabili, pronte ad agire ogni volta che l’apparato registri qualcosa di interessante.
Visibili o invisibili che importa, tanto nessuno ha interesse in certe cose.

Il mondo intanto si sviluppa secondo la propria volonta’.
Terremoti, maremoti, piante, animali, vulcani.
Non su tutto possiamo intervenire.

Ma il mondo a livello molto fisico non e’ nei nostri piani.
Non nei miei.
Il mondo degli uomini e’ quello che mi interessa controllare.
Un livello un po’ piu’ alto di quello fisico.
Il mio apparato conosce molto piu’ di quello che mi serve per reprimere, conosce le ricette che vengono scambiate, conosce i segreti che vengono confidati, conosce le scoperte, le sensazioni, conosce i progetti, le avventure, conosce il freddo e il calore, gli incontri e gli scontri.
Non tutto, ma conosce tanto, anzi, conosce abbastanza.

Il balletto lo fanno i ballerini, il mondo che mi interessa lo fanno i soggetti che ci vivono.

Come in ogni sistema complesso sto’ riducendo le variabili di cui ho intenzione di occuparmi per rendermi il discorso piu’ agile, per non perdermi nel contrario di tutto.

L’ho gia’ detto, non voglio essere odiato, voglio dispensare amore, anzi, voglio ricevere l’amore del mondo ad ogni livello, in ogni sua stupida rappresentazione.
Non mi importa degli scarti di produzione di questo lavoro.
Se qualcuno ricevera’ davvero amore sara’ un divertente effetto collaterale.

Intanto ho bisogno di un mondo in cui tutti siano separati dagli altri, in cui l’intolleranza sentimentale sia massima, cosi’ come massima dev’essere l’opposta tendenza al produrre legami.
Lo sappiamo che lungo le linee del conflitto, sia esso interno o esterno, si sviluppano tutti i mezzi che ci sono utili.
Dove c’e’ questa tendenza saremo anche noi.
Dopotutto sappiamo gia’ cos’e’ che tutti sanno, riuniamo tutte le informazioni che le cellule impazzite all’interno della societa’ dispongono, vendiamo ad ognuno la sua ambrosia, scegliendo anche il prezzo.

Creiamo davvero la societa’ in questo modo, o ce ne impadroniamo soltanto ?

Potremmo dire che sono due facce della stessa medaglia.
Abbiamo bisogno di appropriarci dell’energia vitale, del pensiero di tutto e tutti, ma abbiamo anche bisogno di creare una realta’ dove una parte della popolazione possa vivere, una realta’ oppiacea ed emozionante, sporca ma allo stesso tempo piena di desideri.

Stiamo semplicemente mettendo assieme tutte le nostre attivita’ di base.

Captiamo.
Controlliamo.
Reprimiamo.
Assorbiamo.
Imprigioniamo.

E tutto all’infinito, per ogni nucleo sociale, in ogni dove applichiamo la nostra ricetta migliore, scegliamo tra quello che sappiamo fare la strada piu’ semplice, come sempre.

PRIMO INTERMEZZO

Non so’ perche’ sto’ dicendo queste cose, forse sono soltanto perso dentro me stesso.
Vorrei semplicemente capire com’e’ che avviene questo controllo, dov’e’ che ha una propria utilita’, perche’ ci si trova in una strada cosi’ stretta, dove sono andate a finire tutte le strategie di liberazione.

Confondere le informazioni che vengono captate.

Non penso sia necessario nascondere le informazioni a tutti, anzi, cosi’ si rischia di rendere piu’ forte il meccanismo prima descritto, la separazione dei corpi rende tutto piu’ facile.

Orde di uomini seduti davanti alle tv.

Bisogna rafforzare la comunicazione, eludendo allo stesso tempo il sistema di captazione.
Bisogna immergersi dentro la realta’ e contribuire alla sua costruzione, attraversare le situazioni quando e’ possibile e anche se fa piuttosto male.
Non so’ se ci sono persone o situazione piu’ o meno controllate, questo mi e’ assolutamente oscuro.
Se la realta’ diventa un prodotto, e’ il momento di produrla, produrla non per ingaggiare una battaglia tra controllori di mondi, ma per creare una realta’ liberata e liberante.

Come si puo’ produrre una realta’ che non sia oppressiva per gli altri ?
Questo e’ un punto che mi sfugge totalmente, ma un modo dev’esserci.
Se controllando qualcuno si puo’ produrre una realta’ diversa, aiutarsi reciprocamente nella ribellione ad una realta’ imposta puo’ diventare un motore di realta’ ugualmente potente, ma questa e’ solo un’ipotesi.

CAPITOLO SECONDO DEL MANUALE

Il controllo e’ molecolare, fluido, non monolitico, si controlla contemporaneamente in tanti modi e si controllano in ogni modo soggetti diversi tra loro.
Ognuno puo’ essere soggetto ad una o piu’ formule di controllo, che si mescolano o si tengono separate a seconda di tanti fattori.

Il grande fratello ti osserva.

E allo stesso tempo sei tu ad osservare il grande fratello.

Mentre lo osservi dietro di te si possono svolgere infinite situazioni.
Spostare l’attenzione su una cosa o su un’altra, oltre a non essere una pratica neutrale, e’ una pratica di controllo molto stretta, perche’ mentre si e’ distratti il controllore puo’ usare meno risorse per tenerti ugualmente sotto stretto controllo.
Ma un semplice elemento di distrazione per una piccola sortita da battaglia non e’ stategia da ventunesimo secolo.
Infatti se puo’ essere utile un elemento di distrazione cosi’ congeniato, il basare una strategia complessa solo su questo non e’ molto produttivo.
La distrazione non deve servire solo a permettere un passaggio al coperto di truppe ma si inserisce perfettamente nel meccanismo di produzione della realta’ controllata a cui prima accennavamo.

SECONDO INTERMEZZO

Viene da se’ che il semplice nascondersi non puo’ permetterci di sfuggire al controllo, la fuga dal controllo passa da qualcos’altro, non e’ neanche la fuga da uno strumento o da chi tecnicamente lo muove, e’ una fuga da un tipo di societa’ creata da noi ma non secondo il nostro volere, e’ una riapproriazione degli strumenti tecnologici e sociali di produzione di senso e realta’.

Propriamente e’ una rivoluzione oltre la paranoia.

Anche se la stessa parola rivoluzione puo’ far sorridere qualcuno.
Allora cambiamo strutturalmente il nostro punto di vista, la nostra e’ una rivoluzione evolutiva nel passaggio non da uno stato ad un altro o da un tipo di potere ad un altro, ma da un uomo ad un altro e quindi da una societa’ ad un’altra.
E non stiamo neanche intendendo un cambiamento che avvenga in un preciso punto dello spazio.

TERZO CAPITOLO DEL MANUALE

L’esterno, l’emergenza, l’esclusione.

Da un certo punto in poi alcuni elementi del controllo divengono noti a tutti ed esistono tecniche di controllo per far accettare altre tecniche di controllo, in pratica delle metatecniche, e anche tra queste una parte puo’ tranquillamente venir svelata mentre una parte deve rimanere segreta.
I classici approcci alla creazione del mostro e del nemico, le azioni che per ottenere certi scopi vengono operate su masse intere e senza difese comuni sono di certo dannatamente reali, ma limitarsi a questa visione significa ridurre di nuovo il controllo ad una pratica monolitica che vuole in relazione di input ed output, da una parte e dall’altra, sempre e solo masse.
Il problema nasce proprio dal fatto che le masse sono composte da singoli che ricevono una dose di controllo troppo bassa per essere del tutto efficace.
Dentro questi soggetti e’ naturalmente presente un apparato di controllo, ma non avendone ricevuta una dose adeguata, da un momento all’altro e a causa di un qualche imprevedibile stimolo il cui controllo costerebbe davvero troppo, questi soggetti possono svincolarsi dalla massa e divenire “out of control”.

Una seria politica di controllo non puo’ lasciarsi cogliere alla sprovvista da questo rischio e percio’ deve aggiungere ad un controllo di tipo piu’ grezzo tutta la serie di procedure, segrete o meno, che servono ad immobilizzare pienamente i soggetti su cui si vuole agire.

Anche qui comunque il problema e’ nella mancanza di comunicazione, di una comunicazione che tutti cercano e di cui nessuno riesce a far buon uso.
Se anche all’interno della massa ci fosse una reale comunicazione come potrebbe avvenire un controllo produttivo ?
E’ una domanda interessante, ma finora non c’e’ stato bisogno di riflettere su questo punto perche’ abbiamo sempre avuto a che fare con una comunicazione creata in laboratorio con menomazioni che le impedissero di svolgere la sua vera funzione, cioe’ riprodurre se stessa per creare comunita’, e quindi una vera comunicazione all’interno della massa umana rimane per noi semplice utopia.

Saperi precari

Saperi precari

Racconto di una serie di incontri sul sapere a Napoli.

Venerdi` 10 Gennaio 2003

Ho sentito gli altri ieri sera, al telefono.
Sono l`ultimo a partire.
E` talmente presto che sembra notte, notte fonda.
L`autobus e` a dir poco vuoto, alla partenza siamo in 4 oltre autista e controllore.
Nel tragitto dalla stazione centrale all`universita` riesco a non perdermi, ma solo per farlo direttamente dentro l`universita`.
Dolori a parte ecco l`aula “A-3“ della facolta` di economia, arrivo in tempo per perdere gli interventi di Bologna e Fumagalli, mi siedo comodamente sulle fredde scale di gomma, entro velocemente in simbiosi con l`ambiente, cominciano i soliti flussi, non credo che riusciro` a fermarli, non questa volta, saranno loro a raccontarvi di Napoli, non io….

“Inventare, inventare, inventare.“
Aspettavo di sentir dire questa parola: Inventare.

“Cattiverie.“
Se in un qualsiasi discorso non nomini almeno una volta a sproposito Termini Imerese non sei figo.

Mi spengo un attimo mentre comincia a parlare una compagna dell`universita` di Cosenza, parla della Fiat, di Melfi, delle catene di montaggio.
Fa tanti disegni sulla lavagna, ma io sono un ragazzo cattivo, non sono molto convinto di quello che dice, non capisco se sta` descrivendo un qualcosa di generalizzabile o di strettamente particolare, non riesco ad estendere il suo discorso a qualcosa che vada oltre la fabbrica della Fiat a Melfi.
Mi sforzo eppure non ci riesco, ci sono tanti punti ancora non chiari, tante sono le riflessioni sulla “New Economy“ e sulle trasformazioni dell`economia dell`informazione che ho macinato nei mesi scorsi che non riescono a trovare il punto di contatto con le sue analisi.
Interventi e ancora interventi, sento di nuovo il richiamo, mi abbandono….

“Polmoni.“
Scorte no!
Scorte male!
Scorte brutto!

“Resistenze.“
Tutto si puo` interrompere, la distruzione e` ubiqua.

“Contenitori.“
Voglio un ergastolo per arrestare il mondo.

“Abitazioni.“
Se il mio domicilio e` un mondo che non abito, dov`e` che vivo ? Dov`e` che lavoro ? Dov`e` il mondo ? La cooperazione sociale esiste ?

“Lavoro e non lavoro.“
Il lavoro e` mio nemico non lo posso sopportare.

Finalmente la pausa pranzo.
Restiamo nell`aula, ma solo per sapere che il workshop seguente si terra` all`altro capo del corridoio, nell`aula “A-8“, pare infatti che in questa ci siano problemi con il proiettore.
Ovviamente ci sono problemi anche nella nuova aula, ma almeno qui tenendo i cavi qualcosa si riesce a vedere.
Comincia l`assemblea delle realta` italiane impegnate in progetti di inchiesta e conricerca all`interno delle universita` e del vasto mondo del precariato.
A tratti ho paura, le assemblee di “movimento“ da svariati mesi mi mettono angoscia, ho paura di rivivere situazioni difficili, ho paura di ricordare cose sepolte da tempo, ho paura e preferisco andare col pilota automatico….

“Immagini.“
Continuano a riproporre incubi a chi li ha vissuti, ma perche` dio ha permesso che inventassero la telecamera ?

“Legno.“
Il legno porta il freddo, il sole calato non scalda, io ancora ?

Trovo la forza per risvegliarmi abbastanza rapidamente, anche perche` c`e` qualcosa di nuovo nell`aria.
Una ricercatrice, anche lei di Cosenza, comincia un discorso sulla ricerca che coinvolge molto piu` di Melfi, a partire dalla ricerca stessa, sono contento di aver sentito qualcosa come “La ricerca e` trovare nuove soluzioni, stratagemmi, fare bricolage, non si puo` leggere un libro e cercare di applicarlo.“.
Si comincia a parlare di controllo, sul posto di lavoro come nella societa` tutta, e una domanda subito mi si para davanti: e` meglio opporre se stessi alla tecnologia, o appropriarsi di essa per eliminare il controllo ?
E subito dopo: il controllo diventa parte della produzione, la produzione e` parte anch`essa del controllo ?
Un attimo di pausa, poi torno….

“Amori.“
Ci saluteremo con un ultimo bacio quando verra` il momento.

“Matematica.“
Nei grandi numeri ci si nasconde e poi ci si ritrova tutti.

“Continuare.“
Hai paura ?
Un po` ma procedi pure.

Ormai sono uscito dal seminato, continua il workshop ma io penso ad altro, sono totalmente preso da quello che dicevo prima, il controllo ha preso il sopravvento su di me, nella mia testa risuona un ritornello sempre uguale a se stesso: controllo / autocontrollo / societa` / soggettivita` / produzione.
Devo trovare una strada per riuscire a capire quello a cui sto` pensando, ma non e` cosi` semplice….

“Controllo.“
Mi parli ma non puoi vedermi.
Io so` cosa vuoi e devo farti pensare che sia solo io a potertelo dare.
Lo vuoi, vero ?
E io so` che lo vuoi.

“Autocontrollo.“
Io so` cosa vuoi, ti ho visto ieri, ti ho sentito oggi, qui, li`, ovunque.
Ti ho fatto capire che posso darti tutto, ma tu pensi che questa sia una tua scoperta.
Io ti creo, ti modello, ma non ti ho mai toccato.
Forse ho toccato il tuo stampo, sarai tu a forgiarti, ma grazie a me.
Sei felice adesso ?

“Societa` e Soggettivita`.“
Hai quello che vuoi, che io voglio tu desideri, il mito dell`autopoiesi si e` impossessato di te, sei tu che decidi cosa essere, sei tu che crei persino il tuo mondo.
Grazie a te adesso il mondo e` mio.
E tu mi ami, mi ami perche` io so` quello che tu non saprai mai: io so` che le stelle sono i miei occhi, i miei occhi che guardano il tuo corpo e accolgono la tua mente.

Continua, la giornata continua, e come sempre io penso alle stesse cose, penso a come sia possibile conciliare con coerenza tutto cio` che avevo raccolto prima di venire a Napoli con quello che Napoli mi ha fatto trovare.
E penso anche che se controllo ed autocontrollo assieme riescono a modellare le soggettivita` modellano anche la societa` che da quelle e` formata.
Il controllo qui non e` un agente passivo, e` parte attiva della produzione.
Credo che nel momento in cui cercavo di trovare un discorso che coniugasse controllo repressivo e controllo produttivo stessi pensando proprio a questo.
Ma un report e` un report, e per quanto quello che sto` scrivendo sia un report un po` anomalo, ha le sue regole e i suoi spazi, ed e` giunto il momento di andare avanti.
Una sola provocazione riesce a stimolarmi.
Ritengo importante nei lavori di inchiesta non produrre ulteriori strumenti di “controllo“ e di “autodenuncia“ per quelli che accettano di essere inchiestati, di sistemi spia ce ne sono fin troppi per esserci in qualche modo il bisogno di crearne altri noi stessi.
Ma tutto passa in fretta, e la notte e le feste aiutano a dimenticare.
…notte…

Sabato 11 Gennaio 2003

Una giornata molto diversa, colazione napoletana, passeggiata napoletana, tranquillita` napoletana.
Si parla di media oggi.
Cominciamo con IndyMedia, dov`e` la rivoluzione di indymedia secondo voi ?
Ma certamente nel mezzo, nel sistema stesso dell`open publishing.
Sarebbe sciocco dire che indy e` rivoluzionaria per le informazioni che porta, perche` l`informazione e` la peculiarita` di quel mezzo piu` grande che e` la stessa internet.
Con un po` di sbattimento in piu` si otterrebbero le stesse informazioni che veicola indy anche se indy non esistesse, e` l`open publishing che rende indymedia uno strumento veramente rivoluzionario.
L`altro pensierino del giorno e`: quanto piu` la comunicazione si allontana da quello che sono gli interessi e la vita, tanto piu` non e` comunicazione.
Complice il sole campano mi rilasso un attimo….

“Linux.“
Linux non risolvera` i problemi del mondo, siamo noi che dobbiamo farlo.

Torno all`istante colpito da qualcosa di grosso, altri continuano a mettere le dita nella ferita che ieri ho sentito riaprirsi: cosa vogliamo veramente noi piccoli ominidi se non essere amati e non essere soli ?
Sento dentro di me strategie del controllo che agiscono al livello dell`emotivita`, desideri indotti, risposte suggerite, amori evanescenti.
Vorrei abbandonare completamente il linguaggio degli inganni e delle incomprensioni, vorrei comunicare in un altro modo….

“Tatto.“
Toccarsi e, per osmosi, comunicare.

Questa e` la mia Napoli, adesso piu` che una stazione, finalmente una citta` che porta con se ricordi e pensieri, con persone e strade, dolci e feste.
Una citta` del sud.
E io amo il sud.

“Gnosco.“
Vuoi che io ti ami, e questo lo so`.
Farti credere che cio` sta` davvero avvenendo e` il mio lavoro.
Conoscenza e` potere.

Introduzione spicciola alla crittografia

Introduzione spicciola alla crittografia

Semplicissima introduzione, scritta insieme a RageMan, alla crittografia.

[ 1.0 Introduzione ]

Se la crittografia sara’ fuorilegge, solo i fuorilegge avranno la crittografia.
(Newt Gingrich)

[ 1.1 Terminologia ]

Prima di dare una definizione iniziale e approssimativa della crittografia e’ necessario fare alcune precisazioni sui termini propri di questa
disciplina.
Il testo o l’informazione che si vuole cifrare e’ detto messaggio in chiaro mentre il testo dopo l’operazione di cifratura e’ detto crittogramma.
Affinche’ si passi dal messaggio in chiaro al messaggio cifrato occore un sistema che sia capace di trasformare il primo nel secondo.
Questo sistema viene comunemente detto cifrario.

Possiamo quindi definire la crittografia come la scienza che si occupa di proteggere delle informazioni rendendole incomprensibili a chiunque non possa renderle di nuovo comprensibili mediante il cifrario.

[ 1.2 Crittografia a chiavi ]

Quando la crittografia veniva utilizzata esclusivamente dai militari o dalle agenzie governative, il sistema appena descritto

( messaggio in chiaro -> [cifrario] -> crittogramma )

bastava a garantire la segretezza del messaggio.
In pratica ogni agenzia utilizzava un proprio cifrario e la segretezza di quest’ultimo era fondamentale.

Per poter decifrare il crittogramma, bastava quindi la semplice conoscenza del cifrario.

Nella crittografia moderna al concetto di cifrario e’ stato aggiunto un parametro variabile detto “chiave”.
In pratica lo stesso cifrario puo’ produrre crittogrammi diversi in base a chiavi diverse. Con questo sistema quindi, non e’ piu’ necessario che il cifrario sia segreto poiche’ la segretezza del crittogramma dipende esclusivamente dalla segretezza della chiave.
Si potrebbe pensare che non cambi poi molto, dalla segretezza del cifrario come base del sistema si passa alla segretezza della chiave; in realta’ passando a questo sistema viene resa piu’ piccola la parte da tenere segreta, e, essendo la sicurezza data sempre per margini, il margine di sicurezza aumenta sensibilmente.

Esistono due tipi di applicazione della crittografia a chiavi: quella a chiave simmetrica e quella a chiave asimmetrica.
La differenza sostanziale tra le due applicazioni sta nel fatto che nella prima si utilizza la stessa chiave sia per l’operazione di cifratura che per quella di decifratura, mentre nella seconda si utilizzano due chiavi diverse per le operazioni di cifratura e decifratura.

Nella crittografia a chiave simmetrica sorge il problema dello scambio delle chiavi, poiche’ per cifrare un messaggio il mittente avra’ bisogno della chiave del destinatario, che in qualche modo dovra’ fornirgliela.
Durante questo scambio di chiavi un terzo soggetto potrebbe frapporsi fra il mittente ed il destinatario e venire a conoscenza di questa chiave.

Nella crittografia a chiave asimmetrica questo problema non e’ presente poiche’ la chiave usata per cifrare, che prende nome di chiave pubblica, e’ diversa dalla chiave usata per decifrare, che prende il nome di chiave privata.

[ 1.3 Software per la crittografia ]

Queste astrazioni teoriche sono state concretizzate per il grande pubblico con un software chiamato PGP (Pretty Good Privacy) sviluppato da Phil Zimmermann a partire dal 1991.
Durante i primi anni della sua diffusione, questo software era freeware ed i suoi sorgenti erano disponibili, cio vuol dire che chiunque avesse la capacita’ di comprendere il codice, poteva verificare che questo fosse libero da backdoor, e per un software che tutela la privacy questo e’ un requisito fondamentale.
Quest’ultimo requisito manca a questo software dalla versione 6.5.8 alla 8, e per ovviare a questo problema e’ nato un progetto il cui obiettivo e’ quello di creare un software open source compatibile con le specifiche OpenPGP.
Questo software prende il nome di GPG (Gnu Privacy Guard).
Questo progetto ha ricevuto sovvenzioni da parte del governo tedesco che dopo aver esaminato le relazioni delle commissioni d’inchiesta europee su echelon, ha sentito la necessita’ di avere un software sicuro per la crittografia a chiave asimmetrica ad utilizzo di privati ed imprese.

Crittografia: why?

Crittografia: why?

“Voglio una tenda, non voglio che i vicini mi guardino mentre mi spoglio.“

Tutto potrebbe cominciare cosi`, con una frase detta un bel giorno da qualcuno in una qualche casa.
Uno compra una tenda e la monta, cosi` puo` mantenere la comodita` di avere una luce naturale e unire a cio` la tranquillita` di non essere spiato.
Prassi comune.
Tutti troverebbero legittima una tale pretesa, ognuno ha diritto alla propria intimita`.

Eppure non e` cosi` semplice…

Ci sono cose piu` intime, piu` segrete, piu` preziose di quanto non lo sia il proprio corpo.
C`e` tutto quello che dentro al corpo risiede, tutto quello che attraversa la mente, ci sono le sensazioni e i sentimenti, la comunicazione con se stessi e con gli altri: il nostro universo informazionale.
Pochi comunque pensano al fatto che nella vita di tutti i giorni siamo osservati e ascoltati, spiati da qualcuno, o da qualcosa.
Pochi sono consapevoli di essere protagonisti del film della propria vita ripreso da un anonimo regista.

Sono nella mia stanza, con la tenda tirata, eppure qualcuno potrebbe ascoltarmi o vedermi…. non sono piu` solo.

Paranoia: una patologia che affligge sempre piu` persone o una barriera di protezione che si frappone fra noi ed il mondo che ci circonda ?

Neanche questa volta la risposta e` cosi` semplice.

La riservatezza, l`intimita`, la privacy, sono beni importanti che acquistano sempre piu` valore per il nostro essere parte di un mondo globalizzato che ci osserva e che produce mediante questa costante osservazione.
Certo non vogliamo qui giustificare il tentativo di assimilare tali valori a valori di scambio, non vogliamo farlo perche` significherebbe giustificare o perfino avvalorare una visione mercificata del mondo e della vita.
Stiamo solo tentando di porre l`accento sul fatto che, se un mercato della riservatezza esiste, allora non siamo soltanto dei dannati paranoici.
Se tutto questo fosse un sogno saremmo contenti di poterci risvegliare e dimenticare le nostre vicissitudini oniriche.
Ma aprendo gli occhi veniamo a scontrarci col fatto che la realta` non e` cosi` diversa da quello che gli altri chiamano sogno.

Pensiamo, esemplificando, al fatto che gestire cio` che della propria vita e` lecito sapere e cio` che non lo e` e` il fattore che tiene in vita il meccanismo della celebrita`.
O, ancor meglio, pensiamo ai sondaggi, alle tecnologie d`indagine, alle imprese che, per se stesse o per altri, captano le sensazioni e i gusti della moltitudine.
Chiamereste tutto questo semplicemente “marketing“ ?
No, qui c`e` qualcosa di piu` sottile e persuasivo e, molto spesso, non autorizzato; qualcosa che va oltre la soglia della percezione comune e che arriva ad insinuarsi nelle nostre menti….

Le telecamere invadono le strade, le piazze, i mezzi di trasporto; ormai sono in piu` posti di quanti sia possibile immaginarne, e molte volte non ce ne rendiamo nemmeno conto.
Credete di essere immuni di fronte a queste tecnologie ?
Credete che la vostra immagine sia solo un fotogramma di passaggio ?
Assistiamo ad un processo di miniaturizzazione estrema della tecnologia, leggiamo di societa` che vendono apparecchiature per il tecnocontrollo…
Pensate che questi siano solo “giochini“ per i fantomatici “curiosi“ di turno ?
O al peggio per qualche “maniaco“ ?
Oramai conosciamo bene Echelon, sappiamo quanto sia potente e cosa rappresenti.

Il passamontagna non e` piu` sufficiente.

Ormai staccare la batteria del telefono cellulare quando si tengono conversazioni sensibili non e` una stravaganza, e` la prassi.
Quanta, infatti, della nostra comunicazione passa per canali tecnicamente controllabili ?
Tanta.
Satelliti, cavi, onde elettromagnetiche, quale tra questi canali pensate che non possa essere controllato ?

Direte che abbiamo ancora la nostra mente, che non e` ancora possibile sondare il pensiero.
Ma il pensiero non risiede soltanto nelle nostre teste, il pensiero si materializza.
Continuamente il pensiero viene materializzato per essere comunicato, annotato, trascritto.
Si e` accesa in voi una lampadina ?
Sentiamo sempre piu` sulla nostra pelle che anche cio` che pensiamo puo` essere posto sotto controllo.

Ma allora, a cosa ci serve quella tenda che abbiamo montato all`inizio ?

A darci un segnale.
Siamo controllati, sappiamo di non essere liberi; quella tenda ci segnala che e` giunto il momento che qualcosa cambi.
Siamo ormai stufi di essere spiati sempre e comunque, siamo stufi di una privacy che non esiste.

La condivisione delle informazioni e` il nostro punto di partenza e tale rimarra`.
Ci siamo battuti per i nostri diritti e continueremo a farlo fino a che il nostro obiettivo non sara` raggiunto.
Agevoleremo il prender piede delle innovazioni tecnologiche, ma non avremo pieta` contro chi pensa di utilizzare queste stesse tecnologie contro di noi, non saremo clementi con chi usera` la tecnologia per controllarci e per renderci schiavi di un mondo che non ci appartiene.

Copyright (C) 2002 isazi & RageMan

Sono permesse copia e distribuzione di questo articolo nella sua forma integrale con e attraverso qualsiasi mezzo a patto che rimangano invariati il copyright e questa nota.

Sikula Reggae Festival

Sikula Reggae Festival

Un racconto dal Sikula Reggae Festival.

Abballa Rosolini Abballa, ca sta musica nun more mai….
Quante volte ho sentito la voce roca del dj reggae pronunciare questa frase durante i giorni del Sikula Reggae Festival.
Forse troppe.

Mercoledi` 7 Agosto

“Viva il duce, voglio dire viva mussolini“.
Cosi` ci saluta la stazione di Pescara, coi suoi cari, vecchi, scoppiati reduci del ventennio che pare dicano “ah, quando c`era lui i treni arrivavano in orario“.
Ma ora che sono di nuovo al governo, i treni arrivano lo stesso in ritardo.
Questa si chiama allegria, liofilizzata certo ma sempre allegria.
Un sacco di cose da portare, cose PESANTI pergiunta.
Una citta`, Roma, che ogni volta combina qualche guaio, una citta` che ricorda la frase “Libera l`hacker che e` in te!“ e che ha amato certamente questa frase il 16 Marzo 2002, ma che oggi l`ama di meno, e forse ama di meno un po` tutti noi.
Stazione Termini.
Arrivano due agenti che puntano dritti su di me, rimasto solo a custodire le inestimabili ricchezze che trasportiamo, domande, chi siete, cosa fate, cosa c`e` scritto sul cartello, dove andate.
Mi dispiace che succeda, sono gentile, un agente parla alla radio, mi ordinano di tenere il cartello girato e di non farlo vedere in giro.
Cosi` come sono arrivati, scompaiono nella stazione.
Ricordo poco prima una simpatica chiacchierata, come ci si diverte con le parole crociate de “la repubblica“ in un pomeriggio d`agosto.

“Suonatore che piace ai serpenti ?“
“Riccardo Cocciante.“
“Il personaggio del giorno e` Sergio Cofferati, qual`e` il gioco preferito dal personaggio del giorno ?“
“Scacchi cinesi.“
“E che sono ?“
“Io conosco la dama cinese.“
“E` proprio un cruciverba da DS.“

Qualcuno ha scritto “VASCO“ con l`accendino sul soffitto del nostro scompartimento, altri hanno riempito il gabinetto con scritte da simpatici nazisti e ultra` della lazio, discorsi che scorrono via assieme alle rotaie, piu` si avvicina il sud e piu` aumenta il delirio.

“Hai perseverato.“
“Errare e` umano, perseverare e` diabolico.“
“Ma tu le sai clonare le carte di credito ?“
“Ma perche` mai uno dovrebbe clonare delle carte di credito !“

Ma la notte si sà è lunga ed i guai con la legge non finiscono mai, basta arrivare a Messina e lo scompartimento si popola.
Eravamo in tre, adesso siamo in cinque piu` un cane.

“Mani in vista e chiudete la finestra.“
“Di dove siete ?“
“Pescara.“
“A posto, l`ultimo chiuda la porta.“

Guardia di finanza, basco verde con cane al seguito e agente in borghese.
Ero troppo stanco per capire, loro erano troppo ligi al dovere per avere pieta` di un ragazzo assonnato.
Il cane ha fatto il suo giro sui nostri giacigli e tutto e` finito.
I cani non riescono ad annusare l`informazione indipendente.
O forse si` ?

Giovedi` 8 Agosto

“Stazione di Giarre Riposto, il treno proveniente da Roma Termini e diretto a Catania-Siracusa e` in partenza.“
“Chiudi.“
“Chiudi.“
“Chiudi.“
“Dove ?“
“Mpapi` !“

Granita alle mandorle e brioche, la sicilia orientale e` in grado di regalare tali prelibatezze che non posso certo farmi sfuggire.
Incontro con un padovano che va verso il Sikula anche lui.
Racconti di vita, di centri sociali del nord-est, di colli euganei.
Nascono storie e leggendo, nasce anche il soprannome “geronte“ per uno di noi cari allegri viaggiatori pescaresi.
Rosolini e` un inferno di calore, basta uscire dal vagone del simpatico regionale siciliano per sentire l`afa, e siamo ancora all`ombra.
Siamo nel profondo sud, tra Siracusa e Ragusa, zoccolo dello stivale.
La fortuna decide di baciarci con una insolita passione, mentra avanziamo carichi dei nostri pesi e delle nostre preoccupazioni lungo il paese incontriamo il nostro salvatore, che di nome fa Antonio.
Ci accompagna in macchina alla cava, distante tutti i chilometri che durante la preparazione di questo viaggio in treno non avevamo previsto.
Grazie Antonio.
Il battesimo e` compiuto.
La cava e` meravigliosa, piantiamo la tenda sotto un carrubo, siamo solo tre tende al momento in tutto il campeggio, il nostro posto e` fresco ed accogliente, la tenda colorata di giallo, rosso e azzurro.
Eravamo tre tende, alla fine saremo centinaia di tende e giacigli di fortuna che danno riparo a migliaia di persone.
Lo stand lo montiamo nella zona di “Territori di voci e memorie“, sotto al sole cocente, tanto cocente da cancellare le scritte a spirito sul cartellone nel giro di poche ore.
Requiem per il cartellone che non ha fatto ritorno a Pescara, che la calda Sicilia possa offrirti per sempre la dimora che in questi mesi ti ha offerto la fresca ombra di Radio Citta`.
Niente energia elettrica nel campeggio, tanto meglio, accenderemo fuochi.
Niente campo per i cellulari, tanto meglio, riposeremo in quel mitico e sconosciuto 2% del territorio nazionale che non e` coperto da reti di telefonia mobile.
All`entrata del paese nascono come funghi posti di blocco della polizia che ferma i non residenti.
Nascono come funghi e intanto cercano anche i funghi.
Adelante.
Si pranza con tonno, mangiato liscio direttamente dalla scatoletta, e carrube raccolte dagli alberi con sommo gaudio e qualche urlo animalesco.
Se solo non ci fossero i cavalli liberi all`interno del campeggio potremmo anche riposare, ma i cavalli ci sono, e hanno la simpatica abitudine di tentare l`entrata in tenda.
E, dulcis in fundo, con i cavalli arrivano anche le mosche, orde di mosche e di altri insetti mai visti invadono la mia dolce tranquillita`.
Arrivederci e grazie.

Venerdi` 9 Agosto

Sveglia alle 8.
Sveglia imposta da quelli dello “Stone Mama“ che hanno deciso che questa e` l`ora per cominciare a mettere musica.
Tutti sapremmo dove mettergli la musica a quest`ora ma che ci volete fare, un reggae festival e` e rimane pur sempre un reggae festival.
La doccia all`aperto che ricorda tanto un campo di concentramento ci attende, e noi non ci facciamo aspettare troppo a lungo.
Abbiamo dei braccialetti di plastica rossi che ci hanno dato il giorno prima, con questi braccialetti possiamo entrare ed uscire dall`area del festival, possiamo mantenere bianco uno dei nostri polsi e fare tante altre cose, compreso estirparci i capezzoli mentre ci insaponiamo (ognuno se stesso) sotto la doccia.
Estirpazione fu.
Ed urla seguirono.
Comincia la calata nella cava da parte di orde di ragazzi festaioli, di sciamani, di rastoni, di siciliani, di stranieri, di padani, di maestri jedi in vacanza, hacker e mediattivisti, contadini e venditori di bong, ognuno arriva e si sistema, saremo migliaia, saremo troppi per questo ambiente.
Sicuramente troppi.
Servono sedie nel media center, ma il bar non vuole darcele.
Io ed Asbesto prepariamo un`azione di guerriglia, ci avviciniamo lentamente al prato dietro al bar, Asbesto si piazza dietro la staccionata, io entro, mi siedo ad un tavolo con un ragazzo ed una ragazza, li tranquillizzo dicendo che ero li` solo per prendere delle sedie.
C`e` un mucchio di sedie sotto degli oleandri, all`improvviso scatto, comincio a tirarle verso la foresta verde e scarlatta degli oleandri, Asbesto mi raggiunge e insieme cominciamo a correre con queste sedie per portarle a destinazione.
Missione compiuta.
Non so` perche` ma monto varie tende della protezione civile, quelle verdi che potrebbero benissimo essere case se avessero un pavimento e non volassero via col vento.
Una volta provato questo piacere e` difficile vivere senza.
Scopro intanto un`altra funzione dei braccialetti rossi che abbiamo al polso, e come per i capezzoli si tratta di un`altra funzione dolorosa.
Il caldo insopportabile gonfia le braccia, ma non il bracciale, che amabilmente cinge il mio polso con sempre piu` enfasi.
Forse mi ama, e non ho certo le forze per resistergli.
Intanto il mitico turismo sostenibile ci precede.
In Sicilia c`e` il problema dell`acqua, ma le amministrazioni vogliono costruire in queste zone dei campi da golf, oasi piene d`acqua per ricchi turisti stranieri.

“Venite da Pescara voi ?“
“Si`.“
“Qui ?“
“Si`.“
“Bravi.“

Distribuiamo dossier sul Gran Sasso oltre a materiale preso dal sito, e raccogliamo anche le firme per l`adozione del software libero nella pubblica amministrazione.
Durante la presentazione del Freaknet Medialab arriva da Shining l`invito a venire a firmare la petizione al nostro banchetto.
La raccolta firme non andra` male, in due giorni raccoglieremo ben 27 firme e, tenendo conto del fatto che pur di non avere contatti umani invece che parlare con i presenti lasciavo dei biglietti con l`invito a firmare e che spiegare con questo metodo per cosa fosse tale petizione a persone che in qualche caso non sapevano cosa fosse il software, non e` andata per niente male.
La malinconia serale, che brutta malattia.

“Ti ho fatto una foto, ti sei arrabbiato ?“
“No.“

In foto vengo male, chissa` perche` fotografarmi.
Va anche via la luce, la cava al buoi, senza occhiali vedo una infinita` di stelle.

Sabato 10 agosto

Cos`e` che abbiamo concluso in questo viaggio ?
Niente forse, o forse un sacco di cose.
Esperienze e contatti, contatti con gli altri media e non solo siciliani.
Per quanto abbia avuto dei limiti, l`iniziativa e` servita a molto, almeno ad un “vecchio“ pescarese come me.
I catanesi scazzano tra loro, ma con tutti riusciamo a trovare delle strade per possibili collaborazioni, per futuri progetti comuni.
Alla meno peggio abbiamo passato due giorni di relax.
Devo prendere l`espresso per Palermo, andro` a starmene un po` nella conca d`oro.

Abballa Rosolini Abballa, ca sta musica nun more mai.
Abballa si`.
Abballa Rosolini.
Abballa bella.
Abballa si`.
Bella storia.