Etica Hacker

Etica Hacker

L`etica hacker e lo spirito dell`età dell`informazione
di Pekka Himanen
con Linus Torvalds e Manuel Castells
Euro 12.91
2001 Feltrinelli Editore

Osserviamo la società in cui viviamo, la società della rete, della net-economy, la società della globalizzazione economica.
Prendiamo il lavoratore flessibile, schiavo del proprio lavoro, di un lavoro che si insinua nel suo tempo libero, che tenta di prendere il sopravvento sulla sua vita per divenire valore fine a se stesso e fine ultimo di questa; un lavoratore che dev`essere sempre pronto a spendere tempo e denaro di tasca propria per darsi un`autoformazione.
E se esistesse un altro punto di vista, una nuova etica che interessasse il lavoro, un`etica per rendere la vita umana di nuovo umana e degna di essere vissuta ?
Forse proprio da questo punto parte il lavoro di indagine del professore finlandese Pekka Himanen, indagine attraverso l`etica di quel gruppo di persone che hanno creato le tecnologie che ci circondano, gli hacker.
A cominciare dall`hacker che ha scritto il prologo di questo libro, Linus Torvalds, conosciuto per essere il creatore del kernel Linux.
E dal prologo, da quella che ironicamente lo stesso Torvalds definisce “Legge di Linus“, parte l`analisi delle motivazioni che hanno spinto gli hacker a creare non solo tecnologie informatiche, ma anche filosofie di condivisione e apertura tali da poter essere definite come una nuova etica.
Il libro è diviso in tre grandi unità, l`etica del lavoro, del denaro, del network (netica).
L`etica hacker si delinea immediatamente come etica della passione, che trae origine non dal monastero ma dall`accademia, da quell`antico spirito scientifico basato sul libero scambio delle informazioni.
Insomma l`etica hacker nasce dalla libertà di conoscere e di agire.
Il lavoro diventa quindi passione, il denaro smette di essere un fine, l`uomo riscopre se stesso e con se stesso riscopre gli altri.
Anche gli attuali modelli di apprendimento vengono analizzati e con questi vengono messi a confronto la socializzazione dei saperi e l`apprendimento collettivo tipici della cultura hacker.
Forse il prezzo è un po` alto per un libro di 172 pagine, ma i temi trattati sono sicuramente interessanti, non solo per chi conosce già il mondo degli hacker, ma anche per chi vuole cominciare ad addentrarsi in esso e cerca degli strumenti culturali per comprenderlo.
Concludiamo riportando un passo del libro, perchè anche per gli hacker “Un altro mondo è possibile“.
E sicuramente è in costruzione.

“Anche l`applicazione della metafora del computer alle persone e alla società rende la proposta etica di difficile realizzazione.
L`ottimizzazione degli esseri umani e delle imprese in termini informatici comporta una logica della velocità, e ciò tende a schiacciare le nostre vite su un altro tipo di sopravvivenza.
Alle più alte velocità, l`obiettivo della società diventa lo stesso di quello inseguito dai piloti di macchine da corsa: mantenere il veicolo stabile perchè non esca dalla pista.
Ancora una volta, l`ideale di stabilità minaccia di sostituire l`etica.
Si potrebbe dire che esiste una `barriera etica`, una velocità al di sopra della quale l`etica non può più esistere.
Dopo quel punto l`unico obiettivo che resta è la sopravvivenza nel momento immediato.
Ma soltanto coloro che non devono concentrarsi esclusivamente sull`adesso per garantirsi la sopravvivenza sono in grado di preoccuparsi per gli altri.
L`eticità richiede un pensiero senza fretta.
L`eticità richiede anche una prospettiva temporale più lunga: la responsabilità per le conseguenze future degli sviluppi attuali e la capacità di immaginare un mondo diverso da com`è ora.“

Brucia Babilonia

Brucia Babilonia

Editoriale da me pubblicato su un sito di informazione pescarese.

“Sei tu lo stesso
o semplice copia o immagine
o tempo sfuggito al mucchio
sei tu o sei altro ?“

Quasi un anno è passato, quasi un anno da quando abbiamo intrapreso quest`avventura, un`avventura per un diverso tipo d`informazione in un diverso contesto.
In questi giorni il sito che state visitando ha vissuto un cambiamento; come se fosse un essere umano si è dato una nuova veste e delle finalità più alte, anche se più difficili.
Siamo visibili da tutti, come ogni sito sulla grande rete è visibile da tutti, ma nasciamo da una realtà provinciale, dalla costa abruzzese, ed è nostro compito riuscire a conciliare i due aspetti per creare qualcosa di interessante per entrambe le realtà entro cui la nostra vita si sviluppa, quella locale e quella globale.
Come vi sarete accorti sicuramente la penetrazione di certe tematiche entro ambienti prima lontani anni luce si stà facendo concreta, e non sono sicuramente io la persona più adatta a fare riflessioni su questo, dall`alto della mia ignoranza; cionondimeno lasciare tutto come prima sarebbe stato inutile, assolutamente una scelta che non avrebbe portato alla crescita se non di quelle poche persone che hanno vissuto l`esperienza dall`inizio e dalla parte organizzativa.
E allora perchè continuare mi sono chiesto, ho forse bisogno di un simulacro in rete di cui vantarmi, una cosa che faccia tanto net-economy per essere anch`io un po` un e-figo ?
Per questo le cose dovevano cambiare, e spero che il nuovo assetto del sito (comunque sempre in costante mutazione) possa servire proprio a questo, ad avvicinare i fruitori ai produttori di queste informazioni, a creare una coscienza adatta alla crescita comune e alla produzione di qualcosa di diverso e partecipato.
Dopotutto, a cosa servirebbe un sito dove tre persone lasciano semplicemente dei comunicati su eventi ameni o altro ?
A molto poco, forse soltanto a tenersi aggiornati su eventi, ma non a produrre eventi nè a mettersi in relazione con gli altri che probabilmente, nello stesso momento in cui noi lo stiamo facendo, stanno visitando le stesse pagine e si stanno chiedendo le stesse cose.
Per questo la mailing list deve diventare un organo importante di discussione e non di sterile assimilazione, per questo se avete dei comunicati è vostro “dovere“ mandarli al webmaster con la richiesta che vengano divulgati.
Per questo se scrivete articoli o commenti potrete vederli pubblicati nelle sezioni principali di questo brutto postaccio 🙂
Tornando agli albori dell`etica hacker troviamo tra le pagine della storia del MIT, negli anni 50 del ventesimo secolo, la frase “Information wants to be free“ (L`informazione vuole essere libera).
E l`informazione DEVE essere libera, come le persone devono essere libere nella fruizione e nell`offerta di informazioni, senza essere costrette a dover accettare passivamente quello che arriva attraverso uno scherm, cavi o onde radio.
Teniamoci care le nostre tastiere e non svendiamo la possibilità di “scrivere“ con la comodità di avere un mouse per “cliccare“ su qualche bel bottone appariscente su qualche bel sito di e-commerce.
Oltre a liberare l`informazione e a rendere possibile la creazione/scambio di contenuti informativi, anche con l`offerta di mezzi quali spazi per i comunicati e indirizzi di posta elettronica (come abbiamo fatto con gli studenti disobbedienti), l`altro motore che spinge questo cambiamento è la socializzazione, la necessità di mettere in comune la conoscenza per l`accrescimento collettivo.
E` questo un altro punto nodale del modo di vivere hacker, socializzare e mettere in comune il sapere perchè l`altro non debba scontrarsi con problemi vecchi e già risolti, ma possa portare un contributo nuovo e appassionato al discorso collettivo, sia esso un progetto software o una discussione filosofica.
L`augurio che mi faccio è che le potenzialità di questo “posto ameno“ vengano capite e sfruttate, e non parlo di sfruttamento negativo, ma di uno sfruttamento accrescitivo che porti dei risultati su ambo i fronti; se l`esperimento non dovesse riuscire, pagherò da bere a tutti 🙂

Happy Hacking People

Linux ed Internet

Linux ed Internet

Corso base di introduzione a Linux di Metro Olografix, lezione sulla connessione ad internet.

Ho appena installato Linux, mi funziona tutto bene ma non ho ancora ben capito come connettermi ad internet,per esempio la prima cosa che non ho ancora capito è come far riconoscere il modem al sistema operativo.
Premettiamo una piccola nota, se il modem in questione è un winmodem, cioè uno di quei piccoli ed economici modem interni che lasciano gran parte del loro lavoro al processore, l’impresa non è semplice e dipende dal fatto che siano state rilasciate o meno le specifiche del modem in questione.
Per controllare se il proprio winmodem è supportato da linux si possono cercare informazioni sul sito internet http://www.linmodems.org.
Se dobbiamo ancora comprare un modem converrà orientarsi su un modello esterno.
Finita la premessa parliamo delle porte seriali ricordando che queste operazioni vanno fatte da root.
In ambiente Windows siamo abituati alle porte seriali COM1, COM2, COM3 e COM4; con Linux il discorso non è molto diverso, cambiano i nomi delle seriali che diventano ttyS0, ttyS1, ttySx ….
Normalmente il modem sarà una delle prime 2 porte (ttyS0 o ttyS1) a seconda che sia l’unico dispositivo su seriale o ci sia una seriale occupata dal mouse, ma tutto dipende dal numero di porte seriali che avete sul computer.
Occorre innanzitutto accertarsi che il kernel abbia il supporto per le porte seriali, dato che comunque prenderemo per scontato in questa occasione essendo vero dopo l’installazione senza che si sia ricompilato il kernel, argomento (la ricompilazione del kernel) che non è nostro compito affrontare e che verrà analizzaro in una successiva lezione.
Un facile espediente che permette di sapere su che porta si trovi il modem consiste in questo:

* Accendere il modem
* Far partire l’applicazione “minicom”
* Entrare nel menu di configurazione “alt+o”
* Scegliere “Serial port setup”
* Mettere in “Serial device” “/dev/ttyS0”
* Salvare la configurazione
* Chiudere Minicom

A questo punto fatelo ripartire, se vedrete le lucette del vostro modem lampeggiare e all’avvio di minicom leggerete una stringa di inizializzazione (di default ATZ) seguita dalla risposta OK tutto dovrebbe essere a posto, altrimenti ripetete l’operazione di prima cambiando la “/dev/ttyS0” con “/dev/ttyS1”.
A questo punto segnatevi la porta a cui è attaccato il modem, sarà importante nelle prossime fasi.

Ok per il modem, ma la parte strettamente legata alla connessione come funziona, in pratica per connettermi ad internet cosa devo fare?

A questo punto bisogna introdurre il PPP (Point-to-Point Protocol) che è il protocollo che ci serve per la connessione.
Sotto linux la gestione del ppp è affidata al kernel, fatto che provoca sia un vantaggio, cioè il fatto di non dover passare per moduli esterni al sistema operativo perdendone in velocità, ma produce anche la condizione che per poter usarlo il kernel dev’essere compilato con il supporto ppp attivato.
Anche in questo caso dobbiamo partire dal presupposto che il ppp sia già presente nella compilazione standard del kernel che abbiamo.
Il demone che provvede alla gestione del ppp è il pppd.
Per connettersi ad internet creeremo da root un paio di script.
Andiamo nella directory /etc/ppp e analizziamone il contenuto.
Troviamo subito un file importante che si chiama “options”.
Questo file ci permette di gestire tutte le opzioni che dobbiamo passare al pppd senza doverle ripetere ogni volta; analizziamo subito al volo una configurazione standard:

#File di configurazione del pppd

/dev/ttySx < — Sostituire con la propria seriale
crtscts <– Abilita il controllo di flusso hardware
defaultroute <– Finchè dura la connessione aggiunge come percorso standard di instradamento il nodo ppp a cui siamo connessi
lock <– Crea un file che indica che il device è occupato
name “login” <– Qui dovete specificare la login per l’accesso ad internet

Ci sono moltissime altre opzioni per il pppd, qui ho indicato solo le principali, per il resto “man pppd”.
Altro file importante per la configurazione è “pap-secrets” dove inserire i dati per il login, la scrittura di questo file è molto semplice e consiste semplicemente in una riga:

login * password

Al posto delle quali voi inserirete la vostra login e la vostra password.
Ricordatevi di fare un bel “chmod o-rxw pap-secrets” per evitare che altri utenti possano leggere il contenuto del file in questione.
Messi a posto questi due file viene il momento di praparare unno script per la connessione al provider.
Per fare questo creeremo un file, sempre dentro /etc/ppp, che chiameremo col nome del nostro provider (potete scegliere un nome qualsiasi, la scelta di chimarlo come il provider è solo una comodità mnemonica) e in questo scriveremo:

TIMEOUT 60
ABORT ERROR
ABORT BUSY
ABORT “NO DIALTONE”
ABORT “NO CARRIER”
“” “AT&F0” <– Ho messo AT&F0 ma voi dovete mettere la vostra stringa di inizializzazione del modem
OK “ATDTnumero_dell’isp” <– Qui mettete il numero telefonico del provider
TIMEOUT 75
CONNECT

Assicuratevi a questo punto di avere un programma fondamentale, il “chat”; se non ne disponete installatelo subito altrimenti non sarà possibile eseguire la prossima operazione.
Giunti a questo punto basta dare il comando ‘pppd -detach connect “/usr/sbin/chat -v -f /etc/ppp/provider”‘ per connettersi.
Se non volete ripetere il comando ogni volta scrivetelo in un file, mettetelo dentro /sbin (tanto dovrete lanciare la connessione da root) e fate un bel “chmod u+x nomefile” per renderlo eseguibile.
Prima di connettervi c’è solo un ultimo passaggio, cioè inserire i DNS dentro il file “/etc/resolv.conf” con questo schema:

nameserver 212.141.53.123
nameserver 194.243.154.62

Naturalmente voi potrete inserire i DNS che volete (per un massimo di 3 nameserver), quelli proposti sono solo degli esempi.
A questo punto con gli script abbiamo finito, lanciate il comando di connessione e sarete on-line.

Ma non c’è qualche tool per configurarmi tutto senza che io debba scrivere molto?

Sicuramente e possiamo trovarne di due tipologie, sia per consolle che da X Windows.
Da consolle un tool molto conosciuto è WvDial, il cui utilizzo è piuttosto semplice.
Accendete il modem e, una volta installato wvdial, usate il comando “wvdialconf /etc/wvdial.conf” da root.
Il vostro modem dovrebbe essere riconosciuto (non muovete il mouse durante la procedura di riconoscimento del modem se il mouse stesso è di tipo seriale) e il programma creerà il file /etc/wvdial.conf.
Editate il file in questione e inserite le informazioni richieste, cioè numero di telefono, login e password.
A questo punto basta fare wvdial e siete connessi.
Se invece volete qualcosa di più grafico e simile all’accesso remoto di windows esistono client grafici come Gppp per Gnome e Kppp per Kde, ma vista la loro semplicità di utilizzo e la somiglianza assoluta al suddetto accesso remoto di windows non verranno in questa lezione spiegati.

Sono finalmente connesso, adesso un passo alla volta.
Per prima cosa un browser, come me ne procuro uno e come sono i browser sotto linux ?

Con tutte le distribuzioni vengono distribuiti dei browser.
Partiamo dalla consolle dove tra i più conosciuti troviamo i browser lynx e links.
Sono due browser molto veloci e usabili da consolle o sotto X in un terminale aperto, la loro gestione è semplice e la differenza tra i due è nel supporto per frame e tabelle presente nel secondo (links) e non nel primo.
Sicuramente con questi strumenti non potremo godere dei contenuti multimediali del web, ma se per esempio si stanno eseguendo altre operazioni col computer e non si vuole appesantire il lavoro della cpu sono un ottimo strumento.
Per chi invece non volesse perdersi immagini, colori e animazioni in flash ci sono un paio di soluzioni in X: Netscape e Konqueror.
Netscape (navigator o communicator) è molto simile alla versione per windows, viene distribuito con varie distribuzioni di linux o in alternativa è prelevabile dal server ftp della netscape ftp.netscape.com non coi sorgenti ma solo con l’eseguibile.
Basta decomprimere il pacchetto, eseguire da dentro la dir scompattata “./ns-install” e rispondere alle poche domande rivolte (tutte riguardanti le directory dove si vuole installare il tutto) per completare l’installazione.
A questo punto dentro un Xterm scrivete “netscape” e guardate cosa succede…
Niente ??
Allora create un link per il file netscape (che di default è /usr/local/netscape) dentro /usr/X11R6/bin “ln -sf /usr/local/netscape /usr/X11R6/bin” e ripetendo l’operazione precedente dovrebbe partire il famigerato browser, che se avete installato tutto il communicator potrà servirvi come strumento anche per la gestione (invio e scaricamento) della posta, delle news, come strumento per la creazione di siti web e tutto il resto, come nella versione per Windows.

Benissimo, ma se volessi scaricare un qualsiasi programma, per esempio proprio il netscape, con l’ftp come devo fare ?

Disponendo di un browser si può utilizzare questo per scaricare file in ftp, basta mettere come destinazione “ftp://ftp.netscape.com” per esempio e tutto funziona normalmente, se però vogliamo anche uploadare dei file la cosa migliore è l’utilizzo del client standard dando il comando “ftp” da una shell.
Facciamo un esempio:

isazi@tritticho:~$ ftp
ftp> open ftp.netscape.com
Connected to ftp.netscape.com.
220 ftp15c.newaol.com FTP server (SunOS 5.7) ready.
Name (ftp.netscape.com:isazi): ftp
331 Guest login ok, send your complete e-mail address as password.
Password: miaemail@dominio.it
230 Guest login ok, access restrictions apply.
Remote system type is UNIX.
Using binary mode to transfer files.
ftp>

A questo punto i comandi sono semplici:
LS per mostrare il contenuto delle directory
CD per spostarsi da una dir all’altra
GET per scaricare un file
PUT per caricare un file (se si hanno i permessi adeguati)
REGET per riprendere il download di un file interrotto dal punto di interruzione
QUIT per disconnettersi

Tutto bene fin qui, solo che se non volessi utilizzare il netscape per la posta elettronica, data la sua pesantezza, quale altro programma posso utilizzare ?

Dividiamoci per comodità l’operazione di gestione della posta elettronica in 2 parti, la gestione dei messaggi (compreso l’invio) e la ricezione.
Cominceremo col descrivere un programma che ci permette di leggere e inviare posta con molta semplicità, il pine.
Il pine è un client di posta sviluppato dall’università di washington, lo si trova in molto distribuzioni e in mancanza può essere scaricato sia sotto forma di file sorgenti che già compilato per varie piattaforme.
Immaginiamo di averlo già presente nell’installazione e facciamolo partire con il comando “pine”; ci apparirà il “MAIN MENU” del pine che presenta varie sezioni, ma in questa fase le uniche 2 che ci interessano sono la 1° accessibile premendo il tasto “?” che è l’help, utile per chiarire molti dei possibili dubbi, e l’altra è la penultima accessibile tramite la pressione del tasto “S” cioè Setup:

? HELP – Get help using Pine
S SETUP – Configure Pine Options

Entriamo subito dentro Setup.
Ci sono molte cose configurabili, ma il tutto viene con l’esperienza e la voglia di scoprire questo client di posta, infatti la parte che ci interessa è la “C” che stà per Config.
Ci sono davvero molte opzioni, per questo indicheremo le più importanti:

personal-name <– Qui potete mettere il vostro nome
user-domain <– Il dominio, cioè la parte di indirizzo posta dopo la “@”
smtp-server <– Il server smtp del vostro provider

Queste sono opzioni importanti, tutto il resto è facilmente comprensibile e c’è sempre l’help consultabile in qualsiasi momento tramite la pressione del tasto “?”.
Provate subito ad inviare qualche mail per avere la conferma del funzionamento.
Adesso viene la 2° parte, cioè scaricare la posta perchè col pine non potrete gestire i messaggi, se non riuscite prima a scaricarli.
Per farlo potete usare un programma, il “fetchmail”, che prende la posta dal server POP3 del provider e lo manda al server SMTP del nostro computer che provvede a consegnare la posta direttamente nella nostra directory, pronta per essere letta col pine.
Solo che prima di usare il fetchmail dobbiamo installare e configurare un server SMTP sul nostro computer.
Spieghiamo subito come fare con un mail transfer agent molto semplice da usare e configurare, il “postfix”.
Se avete già configurato e funzionante il server smtp locale questa parte potete benissimo saltarla.
Installiamo il pacchetto per la nostra distribuzione, o compiliamo i sorgenti, e andiamo dentro “/etc/postfix”, se la directory non esiste controllate anche “/usr/local/etc”.
Tra i file presenti dentro questa directory quello che ci interessa è “main.cf” dove dovremo inserire un paio di opzioni dove richiesto all’interno del file stesso:

# INTERNET HOST AND DOMAIN NAMES
myhostname = ciao.trippa.azz <– Qui mettiamo il nome della nostra macchina
mydomain = trippa.azz <– Qui il nostro dominio immaginario

# SENDING MAIL
myorigin = $myhostname

# RECEIVING MAIL
inet_interfaces = all

# DELIVERY TO MAILBOX
home_mailbox = Mailbox
mail_spool_directory = /var/mail

# SHOW SOFTWARE VERSION OR NOT
smtpd_banner = $myhostname ESMTP $mail_name

Queste è una configurazione base, che permette di far funzionare il sistema di ricezione della posta tranquillamente, per una configurazione migliore conviene leggersi la documentazione e gli How-To sulla configurazione dei server smtp.
Configurato l’smtpd passiamo al fetchmail vero e proprio.
Prima di far partire il fetchmail dare il comando “postfix start” per far partire l’smtpd se non lo si è già fatto, e a questo punto “fetchmaiil -p pop3 servePOP3”.
Fatto questo viene chiesta la password così:

isazi@tritticho:~$ fetchmail -p pop3 olografix.org
Enter password for isazi@olografix.org: password
fetchmail: No mail for isazi at olografix.org

In questo caso non c’era posta ma il funzionamento è questo, solo che ci sono due piccole noie in questo metodo, cioè il fatto che il nome utente deve essere lo stesso dell’account di posta e che ogni volta dobbiamo scrivere tutto quel comando e inserire la password, senza contare che dovremmo ripetere il procedimento per ogni account di posta in nostro possesso.
Il tutto è facilmente risolvibile andando a creare dentro la nosta home il file “.fetchmailrc” nel quale scriveremo:

poll ServerPOP3-numero1
proto pop3
user USEr-NumeRO-1
password Password
is user

poll ServerPOP3-numero2
proto pop3
user USEr-NumeRO-2
password Password
is user

Tutto questo può essere ripetuto per ogni casella di posta cambiando le opzioni con le proprie, tenendo presente che nell’ultima riga di ogni configurazione “is user” user dev’essere il nostro utente sotto linux.
Per evitare che altri possano leggere la password del vostro account di posta ricordate “chmod oig-rxw .fetchmailrc” anche perchè altrimenti non partirebbe proprio il fetchmail e vi darebbe un messaggio d’errore.

Benissimo, adesso riesco tranquillamente a fare tutto quello che facevo con Windows, leggo la posta, navigo, scarico file in FTP, solo che mi mancano tutte le persone che conoscevo in IRC, è molto difficile con linux utilizzare irc ?

Andare in irc con linux è molto semplice e ci sono davvero una miriade di client come al solito sia grafici, tra cui molto famoso e di facile utilizzo è XChat, che per consolle, dove possiamo spaziare dal classico irc al più smaliziato BitchX.
XChat è un client molto flessibile, si può installare già compilato perchè è presente in tante distribuzioni ed è di facile configurazione.
All’avvio appare un menu chiamato “Server List” all’interno del quale si possono specificare le opzioni iniziali che riguardano nick e server mentre tutte le altre opzioni si possono settare dalla finestra principale entrando nel menu “Settings”.
Se invece siamo da consolle l’utilizzo dei client precedentemente nominati (ircII, epic, BitchX) è molto simile perchè, anche in assenza di interfacce grafiche, usano una parte di comandi comuni (i comandi standard di irc) e hanno personalizzazioni che solo l’esperienza, o il comando “/help” permettono di conoscere.
Una cosa da ricordarsi è evitare di connettersi ad irc come root.

A questo proposito ho un’ultima domanda, ma posso stare sicuro quando sono connesso con Linux ?

Ecco questa è una parte molto importante a cui bisogna fare attenzione.
Ricordiamo infatti che se da un lato non siamo vulnerabili a virus e trojan vari, essendo su un sistema con la gestione dei permessi e della sicurezza diverso dal sistema operativo principale di casa Microsoft, dall’altro siamo sempre alla guida di una macchina server.
Per questo dobbiamo evitare di lasciare aperte porte, almeno finchè non impareremo nelle prossime lezioni a configurare la gestione di alcuni servizi come il server web o quello ftp.
Una buona cosa è non far partire all’avvio demoni di servizi di rete di nessun tipo, soltanto che la gestione del processo di init sarà spiegata in una lezione successiva, quindi l’operazione minima che possiamo fare è editare alcuni file, primo tra tutti il file “/etc/inetd.conf” andando a commentare, cioè aggiungere un “#” all’inizio di ogni riga, tutti i servizi, riconoscibili perchè sono le uniche parti che mancano di un “#” all’inizio riga e perchè la prima parola è il nome del servizio, andiamo così a commentare le righe in questo modo:

#telnet stream tcp nowait nobody /usr/sbin/tcpd /usr/sbin/in.telnetd
#www stream tcp nowait www-data /usr/sbin/apache apache

E così via, se non capite bene ancora questa parte è solo perchè non è compito di questa lezione insegnare l’utilizzo dei file di configurazione di rete, il nostro compito è solo quello di proteggere il computer connesso prima che si abbia una consapevolezza maggiore.
Per fare questo non ci rimane che la visione di un file, anche questo dentro “/etc” che è “hosts.deny” che non è nient’altro che la lista dei sistemi che non hanno accesso al nostro computer, quindi per essere sicuri basta che l’unica riga non commentata in questo file contenga “ALL : ALL” per impedire a qualunque esterno l’accesso ad un servizio del nostro sistema.

Incomprensioni studentesche

Incomprensioni studentesche

Commento ad un articolo de “Il Centro” del 08/12/2001 relativo ad una manifestazione studentesca.

Sapete com`è, con i giornalisti non ci si capisce mai, e sfortunatamente non sempre per colpa del caso.
Così anche avendo scritto un comunicato che illustrava motivi e modalità della manifestazione di giovedì 6, e anche se questo comunicato presente su “www.pescarafree.org/studenti“ è stato copiato in alcune sue parti, “Il Centro“ ha fatto del suo meglio per fraintendere il tutto.
E` sabato mattina, facciamo un controllo di ciò che è stato scritto e vediamo cosa ne esce fuori.
Tra [] verrà riportato il testo del Centro, i commenti sono opera mia.

[PESCARA. Il boato di una bomba carta ha dato il via al corteo di protesta degli «studenti disobbedienti» pescaresi che, ieri mattina, scortati da un folto numero di poliziotti e carabinieri, hanno mandato in tilt il traffico.]

Io c`ero, ero davanti al corteo sul furgone del sound-system in quel momento, com`è che la bomba carta non l`ho vista, sì un piccolo petardo dev`essere esploso perchè qualcosa ho sentito, ma questo inizio mi sembra più da articolo “post-genova“ che da manifestazione di studenti; ancora sullo stesso stile, il folto numero di agenti delle forze dell`ordine ??
“Scine ca scine“ ma non ho visto più polizia di quanta non ce ne sia in ogni manifestazione nella nostra cittadina, che ci sia un tentativo in atto di criminalizzarci per qualche cosa ??
Sono troppo buono per pensare certe cose.
Ora saltiamo un bel pezzo dove si descrive il percorso del corteo che non interesserà certo ai lettori.

[In piazza della Repubblica si è svolto quindi un dibattito sulle ragioni della protesta che coinvolge, tra occupazioni e autogestioni, tutte le scuole medie superiori della città, eccezion fatta per il liceo classico «D`Annunzio».
E proprio al passaggio in via Venezia, si sono registrati gli unici attimi di tensione della mattinata, quando alcuni manifestanti, al grido di «crumiri, crumiri», hanno lanciato uova contro le finestre.
«Solo scendendo in strada si possono fare proteste costruttive», ha spiegato Martina Di Fonzo, rappresentante del liceo classico. «Occupando le scuole non si risolve nulla».]

Un simpatico siparietto di tradizione scolastica, la protesta di fronte al liceo classico, diventa in questo articolo un qualcosa di più.
Il classico è sceso in piazza con le altre scuole, data anche la partecipazione di numerosi studenti del liceo nel coordinamento degli Studenti Disobbedienti, e Martina Di Fonzo non ha criticato l`occupazione come forma di lotta, ha solo posto in luce le difficoltà che una forma di protesta come l`occupazione dell`edificio scolastico trova dentro una scuola come il liceo classico.
Peccato che l`intervistatore abbia capito tutto in altro modo.
Tentativo di spaccare il movimento ?
Speriamo nella buona fede.

[Una scelta che non raccoglie consensi all`interno del neonato coordinamento degli «studenti disobbedienti», a cui hanno aderito anche i militanti della Sinistra giovanile e dei Giovani comunisti.]

Cos`è ancora si tenta di separare il classico dal resto del mondo, alimentiamo la divisione all`interno del movimento ?
Chi è stato a qualche riunione del coordinamento conosce già la verità, per gli altri non resta che venire e partecipare alle prossime riunioni.

[Ma quali sono le richieste degli studenti? Andrea Di Gaetano, rappresentante del «Tito Acerbo» è lapidario: «Oltre alle precarie condizioni igieniche del nostro istituto, non accettiamo l`atteggiamento della Provincia, che vuole privarci di alcune aule. Se l`assessore Di Rosa non ci viene incontro, siamo pronti ad occupare fino a Natale».
Accende ulteriormente i toni Matteo Comignani del liceo Artistico. «Le due settimane di occupazione sono giustificate dal fatto che per la nostra scuola da anni che non si fa niente. Lo stato di abbandono è sotto gli occhi di tutti».
Al coro di proteste si unisce anche Laerte Dell`Orso del liceo scientifico di Montesilvano. «Le aule della nostra scuola sono degli squallidi garage e le scale antincendio della sede centrale sono visibilmente pericolanti».]

Ancora interviste spezzettate, frammenti di discorsi estrapolati dal loro contesto, tentativi (forse) di porre tutta la questione a livello locale come uno scontro con la Provincia di Pescara, lasciando fuori dal discorso riforma della scuola, guerra e finanziaria.
Le persone che hanno parlato conoscono bene questi motivi e hanno detto tutto quello che dovevano dire, forse qualcuno non ha ascoltato.
O peggio, forse continuano a confonderci con gli studenti di Azione Studentesca che dal loro canto protestano sempre contro la provincia per motivi di edilizia scolastica.
Un piccolo riepilogo: noi siamo gli Studenti Disobbedienti, per quanto io ne sappia siamo un coordinamento di sinistra, sapete quelli che non se la prendono con gli ebrei e non si adornano con le celtiche ?
Ecco proprio quelli.
Evitiamo confusioni please.

[Se le rivendicazioni sullo stato degli edifici sono chiare a tutti i manifestanti, lo stesso non può dirsi della riforma Moratti.
«No ai buoni scuola, no ai soldi alle private, no ai nuovi cicli scolastici, no alla scuola azienda», erano gli slogan su striscioni e volantini, che non tutti hanno compreso.]

Ah grazie, cos`è gli studenti fanno gli striscioni e non sanno cosa ci scrivono sopra ??
Ma che pensate che li abbia scritti qualcun`altro e poi siano stati distribuiti ??
Sarà il KGB che stà strumentalizzando i poveri, piccoli, teneri studenti della pacifica provincia di Pescara per reclutarli ??
Ritenete gli studenti così cretini da non sapere perchè si scende in piazza ?
Molte grazie della considerazione.

[«E` fondamentale un`informazione dettagliata e aggiornata sui cambiamenti in atto nel mondo scolastico», ha sottolineato Emanuele Anchini, del liceo scientifico «Da Vinci». «Se non c`è convinzione e consapevolezza generale, queste forme di protesta finiscono con l`essere solo un pretesto per non andare a scuola».]

Informare è il nostro primo obiettivo, altrimenti perchè fare assemblee, distribuire volantini con spiegata la riforma Moratti nei suoi punti fondamentali, invitare gli studenti, e gli insegnanti, a scaricare da “www.istruzione.it“ il testo integrale della riforma.
Se come pensa la stampa vogliamo saltarci solo dei giorni di scuola, perchè ci impegnamo così tanto per preparare gli eventi, perchè ci vediamo il pomeriggio, perchè cerchiamo l`aiuto di professori e genitori, aiuto che in molti casi arriva dato che la riforma così com`è non può piacere a nessuno.
Bhe forse non proprio a nessuno, diciamo a nessuno tra quelli che tengono alla società futura, e alla fucina entro cui sarà forgiata.